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Intervista a Mariano Filippetta

A cura di Lucia Aldinucci

Mariano Filippetta nasce a Frosinone dove si forma all'Accademia di Belle Arti. Grazie ai suoi docenti, quasi tutti pendolari romani, è stato introdotto nelle varie gallerie della capitale facendone parte in modo attivo. Lavora sul colore e su materiali innovativi studiando tecniche nuove perche' come dice l' artista: ”non bisogna rinunciare a nulla nel continuo dialogo col mondo”.

Quando avviene la sua formazione?
La mia formazione avviene sul finire del Novecento in quegli anni ottanta definiti grandiosi e iconici e vissuti tutti nel grande entusiasmo del ritorno alla pittura era un clima perfetto per ritrovare visioni e per un'idea di arte come luogo di sperimentazione audace complessa scomoda a farmi avanzare spavaldo e pronto a mettere nei guai la vita

Dove si è formato?
L' Accademia di Belle Arti di Frosinone è stato il contenitore ideale dove far confluire idee percorsi metodi insomma tutte le esperienze iniziali e soprattutto per la possibilità della ricchezza dei rapporti che si instauravano con i docenti quasi tutti romani e che nel loro pendolarismo poi avrebbero permesso la conoscenza del mondo delle gallerie d'arte romane e quindi la possibilità di farne parte nella convinzione maturata che l’arte sollecita lo spirito creativo, abitua al confronto, all’incontro con ciò che è inatteso che è poi il meravigliosamente sbagliato

Ha avuto un maestro che l' ha plasmato forgiato e consigliato?
Si ed è Paolo Laudisa che ha avuto un importanza fondamentale nel farmi comprendere come un artista sia sempre in una situazione di pensiero sul mondo attraverso la ricchezza di materie silenziose o del colore come avviene nel suo lavoro straordinario aveva studio in via della Lungaretta ed è lì che cuore di tutto ebbi la fortuna non solo di veder preparare sue mostre ma anche di vivere tutto il mondo dell' arte con i suoi riti dalle inaugurazioni alle visite a studio o ai luoghi di ritrovo come Pommidoro o il Bar della Pace in un continuo stimolante aperto confronto

Nelle sue opere che tecniche usa?
Credo che se ci sia qualcosa di importante in questi tempi così veloci ed è la possibilità felice di non avere confini ma di vivere tutto in una continua contaminazione e se come scriveva Giorgio De Chirico e se lo diceva lui val la pena credergli l'artista ha il dovere di spostarsi questo riguarda anche tecniche e materie usate come ad esempio nel mio lavoro lastre di plexiglass solfato di rame fogli di pioppo led luminosi olio di oliva insieme a tecniche tradizionali come colori ad olio acrilico insomma non bisogna rinunciare a nulla nel continuo dialogo col mondo

Attraverso le sue tele cosa vuole rappresentare?
Come Marco Polo su una superficie cerco tutto il mondo possibile ed è questo stato di intensità di ricerca di urgenza che voglio restituire sulla tela che poi avvenga attraverso una figurazione densa o un' astrazione decisa ha poco importanza ma credo oggi sia decisivo far avvertire tutta la necessità che una nuova opera porta con sé in un mondo già troppo pieno nell’invito a fermarsi, a contemplare, a cogliere l’essenza di ciò che ci circonda per ristabilire spazio tempo giuste armonie e intensi dialoghi

Ama molto il colore blu, c'è un motivo per questa scelta?
Il blu è un colore che fa guardare più profondamente il mondo e fa cogliere aspetti del mondo che in velocità non riusciamo a percepire e quindi è un modo di rallentare di entrare più profondamente nel mondo in modo poetico e potente questo porta alla realizzazione di opere dove non serve nessuna mappa nessun rifugio perché blu Ceruleo blu Cobalto blu di Prussia blu di Persia blu Oltremare blu Reale lapislazzuli azzurrite smalti incantato il blu stesso ne diventa immagine e destino

Dove trova l'ispirazione per creare le sue opere?
L' opera è la punta dell' iceberg di quel continuo massaggio che ho con la realtà e gli accadimenti del quotidiano e che poi si traduce in un lento deposito di intuizioni e possibilità da dove partire per l'avventura sulla superficie ma che a studio provocate dalla materia e dall'errore mutano e portano ad esiti completamente diversi che sono autentica sorpresa rispetto al progetto iniziale ecco quindi che tutto ciò che chiamiamo ispirazione accade nel lavoro incessante e continuo a studio

Fa parte di una corrente specifica o si sente un libero pensatore istintivo e non con sovrastrutture?
Per me Roma è stata da sempre occasione di pittura e quindi mi piace pensarmi all' interno del percorso della Scuola Romana come testimonia un recente prezioso catalogo dove sono presente in questa linea di ricerca che va dalla scuola di Via Cavour fino ai nostri giorni anche perché nelle frequentazioni di cui parlavo prima trovano un posto importante la Galleria L' Attico di Fabio Sargentini che per me fu agli inizi una vera e propria palestra mentale che è poi il titolo di una mostra ideata da Sargentini stesso e poi fondamentale anche lo scambio con Bruno Ceccobelli sin dai miei esordi con Primo Vere e a cui ancora mi lega una forte e cara amicizia e ancora il rapporto intenso che mi lega a Roberto Gramiccia che è il critico d'arte principale riguardo gli studi sulle scuole romane nonché compagno di viaggio di molti di noi

Ha qualche sogno nel cassetto?
Nella mia prima personale alla galleria dei Banchi Nuovi a Roma esposi tre cassetti era il 1989 il titolo tre donne era il tempo dei giovani artisti e io lo ero e di sogni li dentro ce n'erano eccome e molti si sono realizzati e adesso dopo più di trent'anni di mostre e di lavoro mi piace pensarmi come diceva Hokusai di se stesso un vecchio pazzo per la pittura e se il sogno come si dice lavora con quello che trova allora dovrà cercare di unire tutto quello che lei ha cullato nella notte poi sottratto al giorno e posto infine in un posto vuoto dove abbiamo amato

Cosa vorrebbe dire a quei giovani che volessero affacciarsi al mondo dell'arte? 
Sono tempi complessi e veloci con bisogni e desideri indotti proprio per cercare di incanalare forze e desideri verso determinate direzioni culturali a favore di un'idea di successo sterile e fuorviante dove imperano cinismo e autoreferenzialita' e dove sono lontane quelle pratiche di comunità che sono benzina per il motore dell'arte quindi non ho consigli da dare semmai un breve ricordo ed è questo dopo una inaugurazione all'Attico andammo a cena e ci fu un momento di forte inquietudine perché si era in 13 a tavola ma subito superato da Fabio Sargentini che urlo' alzando il bicchiere che si era in 14 contando il serpente di cui erano fatte le scarpe di Luigi Ontani e furono brindisi e risate ecco citando Claudio Lolli il mio è un invito a riprendersi la vita la luna e l' abbondanza

 

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