Cimitero degli Elefanti Antichi Polledrara di Cecanibbio

 

Il territorio che a nord-ovest di Roma si estende dalle pendici del complesso vulcanico Sabatino fino alla pianura litoranea ha restituito, nel corso degli ultimi decenni, numerosissime testimonianze del popolamento umano ed animale risalenti al Pleistocene medio-superiore. Tra queste il sito della Polledrara di Cecanibbio costituisce uno dei più ricchi giacimenti ad  elefante antico (Palaeoloxodon antiquus) attualmente noti.  La Polledrara di Cecanibbio si trova a circa 22 km da Roma fra le vie Aurelia e Boccea. Il giacimento venne individuato nel 1984 nel corso del progetto di ricognizione delle presenze preistoriche e protostoriche del territorio di Roma promosso dalla Soprintendenza Archeologica di Roma. Lo scavo iniziato nel 1985 è stato completato nel 2014. Su un’area di circa 1200 mq è stata rimessa in luce una vasta porzione di deposito ancora intatto attribuibile all’alveo di un piccolo corso d’acqua inciso in un banco di tufite granulare compatta. Sul paleoalveo sono distribuiti ca. 20.000 resti faunistici fossili, associati a strumenti in selce e osso. I resti faunistici sono riferibili essenzialmente a grandi mammiferi, con prevalenza di elefante antico (Palaeoloxodon antiquus), bue primigenio (Bos primigenius) e cervo elafo (Cervus elaphus), più rari il bufalo d’acqua europeo, il rinoceronte, la lepre. Le ossa, anche di grandi dimensioni erano state trasportate durante le fasi di piena del corso d’acqua e poi depositate sul fondo al calare della corrente. L’alternanza di tali fasi con momenti di normale scorrimento dell’acqua ha prodotto più eventi di trasporto e di deposizione dei resti ossei. Successivamente il progressivo impaludamento dell’alveo per l’accumularsi di sedimenti fluviali ha portato alla formazione di aree con acque stagnanti e ricche di fango nelle quali sono rimasti intrappolati alcuni elefanti, uno dei quali conserva chiare tracce di sfruttamento della carcassa a fini alimentari da parte dell’uomo. La presenza umana è documentata, oltre che dai numerosi strumenti, anche dalle tracce di macellazione e fratturazione intenzionale delle ossa e dalla presenza di un molare deciduo attribuibile a Homo heidelbergensis. Il giacimento, riferibile al Pleistocene medio, è stato recentemente datato a 325-310.000 anni fa.
L’interesse scientifico del giacimento e l’ottimo stato di conservazione dei resti fossili hanno motivato il progetto di musealizzazione del sito, attuato nel 2000 in occasione del Giubileo grazie ad un finanziamento del Ministero deu Beni e delle Attività Culturali, che ha permesso di conservare in situ, proteggendola con una struttura, circa 900 mq della paleosuperficie e di renderla visitabile al pubblico. Accanto agli ammassi caotici delle ossa depositati dalla corrente sul fondo dell’alveo, sono conservate porzioni dei più recenti livelli palustri con alcuni scheletri di elefante antico in parziale connessione anatomica. Il proposito di ridare forma e vita agli innumerevoli resti di tante specie fossili, visibili sul paleosuolo, ha portato alla realizzazione di due imponenti fondali scenografici estesi per oltre 230 mq, collocati su due pareti interne dell'edificio. Su di essi sono rappresentati con rigore scientifico ed in base ai dati di scavo, l’ambiente  fluviale e palustre, con le specie faunistiche e la flora che hanno caratterizzato il Pleistocene medio in quest’ area e l’episodio di macellazione della carcassa di elefante.

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Cimitero degli Elefanti Antichi Polledrara di Cecanibbio

Indirizzo

Via di Cecanibbio, 0

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